giovedì 6 novembre 2008

I responsori per la Settimana Santa di Marc'Antonio Ingegneri

Marc’Antonio Ingegneri (Verona, 1535–6; Cremona, 1592).
Responsoria hebdomadae sanctae, Benedictus, improperia quator vocibus & Miserere a sei vocibus
(1588 R. Amadino Venezia) - (Le parti a stampa di Cantus e Bassus sono presenti presso la Biblioteca comnale di Fabriano).
Edizione moderna a cura di Lavinii Virgili (Rome, 1942)
Marc’Antonio Ingegneri, Opera omnia, Libreria Musicale Italiana, Lucca 1994
(http://www.lim.it/collane/ingegneri.htm)

Ingnegneri dovrebbe essere considerato come uno dei compositori più aperti alle nuove estetiche e alle tendenze stilistiche del tardo 16 ° secolo. Non a caso il teorico e cantante da Bergamo, Pietro Cerone, nel suo trattato Melopeo y El Maestro (Napoli 1613), lo definisce come maestro di contrappunto, e gli attribuisce l’invenzione del contrappunto doppio alla 10° e alla 12°. Se nella produzione profana Ingegneri fa un uso intenso del cromatismo, nella musica sacra il suo linguaggio si attiene al gusto della scuola romana, e alle esigenze della chiesa post-tridentina. Nel rigoroso rispetto del decreto tridentino “ut verba intelligerentur”, lo stile contrappuntistico dell’Ingegneri si appoggia costantemente al verso per esaltare la funzione espressiva della parola, sottolineando la sua valenza semantica, mediante l’intima adesione verbale al suono musicale. Molti dei suoi mottetti poi si basano su melodie gregoriane che talvolta vengono utilizzate come rigorosi cantus firmi. Anche la scelta dei testi dimostra una grande inclinazione verso la sacra scrittura. Se la perfezione Palestriniana si manifesta come ricerca di un completo equilibrio tra forma e contenuto, l’Ingegneri tende verso una più drammatica visione del discorso polifonico, a volte contrassegnata da un certo manierismo in cui l’illustrazione sonora della parola si tinge di una inconfondibile vena di colori, e cromatismi, rivelando delle influenze veneziane.

Di seguito l'elenco dei responsori

FERIA V IN COENA DOMINI
1 In Monte Oliveti
2 Tristis est anima mea
3 Ecce vidimus eum
4 Amicus meus
5 Judas Mercator
6 Unus ex Discipulis
7 Eram quasi agnus
8 Una hora
9 Seniores populi

FERIA VI IN PARASCEVE
10 Omnes amici mei
11 Velum templi
12 Vinea Mea
13 Tamquam ad latronem
14 Tenebrae facte sunt
15 Animam Mea
16 Tradiderunt
17 Jesum tradidit
18 Caligaverunt

SABBATO SANCTO
19 Sicut Ovis
20 Jerusalem
21 Plange
22 Recessit pastor noster
23 O vos Omnes
24 Ecce quomodo moritur justus
25 Astiterunt
26 Aestimatus sum
27 Sepolto Domino

L'Ufficio delle Tenebre (Officium Tenebrarum) è composto da 27 responsori (9 per ciascuno dei tre uffici) da cantarsi al Mattutino del giovedì, venerdì e sabato della settimana santa (il triduum sacrum) cioè, secondo le ore canoniche, alle due di notte prima dell’alba. La celebrazione era detta "delle Tenebre" in ricordo degli antichi riti notturni, che rievocavano le tenebre che scesero sulla terra alla morte di Cristo. L'oscurità della morte, diventava l'immagine della Chiesa che brancolava nel buio senza il suo Dio. Questo rito prevedeva tre notturni (riprendendo la tradizione delle Vigiliae: i turni di guardia delle sentinelle), ciascuno dei quali era costituito dalla recita di tre salmi, tre letture, tre responsori, i quali cantati dopo la lettura riprendevano il testo delle letture e lo rielaboravano in forma libera e lirica. Il responsorio è il momento più intenso dell'orazione, in esso l'elemento poetico e musicale si fondono, conducendo il fedele a far proprio il testo, a viverlo e meditarlo. I versetti sono brevi, semplici ed efficaci, e il versus ad repetendum sempre presente facilita la memorizzazione della formula. Durante questa particolare ufficiatura (Matutina tenebraum), fino alla riforma liturgica del 1955 la chiesa era avvolta dalla penombra, a sinistra dell'altare veniva posto un candelabro con 15 candele (le tradizioni locali hanno sviluppato consuetudini diverse quanto al numero delle candele) 7 per lato e una al vertice, che rappresentavano gli 11 apostoli fedeli, le tre Marie e Gesù (la candela al centro più alta). Per ogni salmo cantato si spegneva una candela (simbolo della defezione degli appostoli), l'ultima non veniva spenta ma nascosta dietro l'altare a simboleggiare la sepoltura di Nostro Signore. Al termine della cerimonia il Liber Usualis prescriveva:“Sit fragor et strepitus aliquantulum” (Ci sia un poco di fragore e strepito): tutti i presenti procuravano rumore battendo le mani o il breviario sui banchi, oppure utilizzando tradizionali strumenti in legno, a rievocare il fragore che scosse la terra quando Nostro Signore spirò. Dopodichè, nel silenzio, la candela rimasta accesa e nascosta dietro l'altare, veniva ricollocata sul candelabro e tutti si allontanavano. Questi responsori, nel rinascimento spesso trattati polifonicamente, sono fra i momenti più suggestivi della liturgia cristiana, e, oltre alla raccolta dell’Ingegneri, hanno ispirato capolavori come i cicli composti da T. da Victoria (1585), Gesualdo da Venosa (1611) e A. scarlatti (1708).



Bibliografia
F.X. Haberl: ‘Marcantonio Ingegneri: eine bio-bibliographische Studie’, KJb, xiii (1898), 78–94 
R. Casimiri: ‘I “XXVII Responsoria” di M.A. Ingegneri attribuiti a Giov. Pierluigi da Palestrina’, NA, iii (1926), 17–40 
E. Dohrn: Marc’Antonio Ingegneri als Madrigalkomponist (Hanover, 1936) 
D. Arnold: ‘Monteverdi and his Teachers’, The Monteverdi Companion, ed. D. Arnold and N. Fortune (London, 1968, 2/1985 as The New Monteverdi Companion), 91–10 
A. Newcomb: ‘The Three Anthologies for Laura Peverara 1580–1583’, RIM, x (1975), 329–45 
P. Fabbri: ‘Concordanze letterarie e divergenze musicali intorno ai Madrigali a cinque voci … Libro primo di Claudio Monteverdi’, Musica e filologia, ed. M. di Pasquale (Verona, 1983), 53–83 
G. Watkins and T. La May: ‘Imitatio and Emulatio: Changing Concepts of Originality in the Madrigals of Gesualdo and Monteverdi in the 1590s’, Claudio Monteverdi: Festschrift Reinhold Hammerstein zum 70. Geburtstag, ed. L. Finscher (Laaber, 1986), 453–87 
A. Vassalli: ‘Il Tasso in musica e la trasmissione dei testi: alcuni esempi’, Tasso, la musica, i musicisti, ed. M.A. Balsano and T. Walker (Florence, 1988), 45–90 
M. Mangani: ‘Marcantonio Ingegneri nel quarto centenario della morte’, Rinascimento, ii(1992),31-125 
L. Paget: ‘The Madrigals of Marc’Antonio Ingegneri’, Musiek & Wetenschap, ii/2 (1992), 1–28 
L. Paget: The Madrigals of Marc’Antonio Ingegneri (diss., U. of London, 1995) 
L. Paget: ‘Monteverdi as discepolo: Harmony, Rhetoric and Psalm-Tone Hierarchies in the Works of Ingegneri and Monteverdi’, JMR, xv (1995), 149–75 
Antonio Delfino e Maria Teresa Rosa Barezzani: “Marc’Antonio Ingegneri e la musica a Cremona nel secondo Cinquecento, Atti della giornata di studi (Cremona, 27 novembre 1992)” Libreria Musicale Italiana, Lucca 1995 [ contiene 15 contributi] .

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