LA DATAZIONE
Diversamente dalla messa di Striggio riscoperta solo nel 2007 in una biblioteca di Parigi dopo secoli di oblio, Spem in alium è sempre stato oggetto di ammirazione, come testimoniano le copie manoscritte e le varie esecuzioni fatte dal XVII al XIX secolo. Il primo studioso ad occuparsi di questo brano in epoca moderna fu H.Fleetwood Sheppard. Nel 1878 in una lettera al «Musical Times» egli raccontò il ritrovamento avvenuto nel 1850 nella biblioteca di Cambridge di un libro nel quale è riportata una annotazione scritta nel 1611. In questi appunti lo studente di legge Thomas Wateridge riporta le parole di un certo Sig. Ellis Swayne che dichiara di aver assisto all’secuzione del motetto nella versione con testo inglese: «Ai tempi della Regina Elisabetta arrivò in Inghilterra un brano in 30 parti che creava una armonia paradisiaca (per cui gli italiani avevano ottenuto la più alta considerazione nel mondo). Il Duca di ____ si era appassionato a questa musica e chiese se qualcuno dei nostri inglesi fosse in grado di scrivere un pezzo altrettanto bello. Tallis, essendo molto esperto, fu ritenuto in grado di realizzare questo compito e ne fece uno in 40 parti che venne eseguito nella grande galleria di Arundel house e che superò di molto l’altro, al punto che il Duca, ascoltandola, si tolse la propria catena d’oro e la donò a Tallis ponendogliela al collo». Sheppard, tratto in inganno dal numero 30 sostenne nel suo articolo che il prototipo per il lavoro di Tallis fu il canone a 36 v Deo Gratias di Ockeghem, e ne datò la prima esecuzione tra 1558 e il 1559.
In seguito nessun musicologo si occupò più di questa opera fino al 1970 quando Paul Doe fece una seconda ipotesi sostenendo che il brano venne eseguito la prima volta nel 1573 in occasione del quarantesimo compleanno della regina Elisabetta I. Questa testi spiegava così il numero delle voci utilizzate, come omaggio di Tallis all’età della regina. In seguito Doe retrodatò la prima esecuzione a prima del 1570.
Una decina di anni dopo fù il musicologo Denis Stevens ad interressasi al grande motetto. Egli in un articolo pubblicato sulla rivista «Early Music» (1982) affermò che Spem in alium venne eseguito a cappella nel 1571 presso Arundel Hause. Egli basa la sua tesi propro sulla lettera scritta da Waterdige e ritrovata da Sheppard. Secondo Stevens il numero 30 riportato da Swayne nel suo aneddoto è da considerarsi un errore di trascrizione. La composizione in questione sarebbe il mottetto Ecce beatam lucem a 40 voci di Alessandro Striggio senior (1535-1592). Più recenti studi indicano che potrebbe trattarsi della Missa sopra il tema Ecco sì beato giorno a 40 voci (con un’espansione a 60 voci nell’ Agnus Dei) composta a Firenze nel 1561. Ad avvalorare l’ipotei di Stevens, c’è il fatto che l’attività diplomatica del compositore italiano, a nome del duca Cosimo de’ Medici, nel 1566 lo aveva condotto in un lungo viaggio da Firenze a Londra passando per Mantova, Monaco di Baviera, Wittelsbach e Brno, Vienna, Parigi, Innsbruck e Augusta, durante il quale è certo che Striggio fece eseguire la sua Messa almeno due volte: una prima durante la liturgia di incoronazione del duca Alberto V (1550-1579) a Monaco di Baviera, e una seconda in forma privata per il Re Carlo IX di Svezia in un castello alle porte di Parigi. Giunto quindi in Inghilterra è verosimile che egli fece eseguire anche a Londra la sua musica. L’anonimo duca chiamato in causa nella lettera di Wateridge, viene identificato presumibilemente in Thomas Howard duca di Norfolk. Nell’ ottobre 1569 egli fù imprigionato, a causa della sua partecipazione al complotto Ridolfi. Scarcerato nell’agosto del 1570 Thomas Howard venne di nuovo arrestato nel settembre 1571 ed infine giustiziato nel giugno del 1572. Questo fa ipotizzare a Stevens che la prima esecuzione di Spem in alium possa essere avvenuta durante questi tredici mesi di libertà del duca, presso la Long Gallery di Arundel House a Londra, come scritto nel documento di Waterdige. Arundel House era la casa londinese di Henry FitzAlan, il XIX°conte di Arundel, padre della prima moglie Mary di Thomas Howard. FitzAlan, uno dei massimi leader dei cattolici inglesi, dal 1566 ad aprile 1567 fu sicuramente in visita diplomatica in Italia, ed è plausibile che in questo periodo possa aver incontrato Striggio ed averlo invitato a Londra. FitzAlan possedeva una delle più importanti istituzioni musicale alondinesi, e nel 1556 acquistò da Maria I Tudor (per farsene la sua residenza di campagna) il leggendario Nonsuch Palace l’edificio rinascimentale più grande d’Inghilterra. Secondo Stevens la tragica vicenda del committente, giustificherebbe in qualche modo anche il perché Tallis abbia proprio scelto questo testo. Si può infatti immaginare che egli, sensibile all’instabilità politica e religiosa di quei tempi, abbia voluto fare una riflessione sulla precarietà della condizione umana. Inoltre la presenza in questo maestoso edificio di una sala per banchetti a pianta ottagonale con quattro balconi al primo piano può far credere che Tallis abbia pensato il suo grande motettto per questo spazio architettonico.
Un’altra ipotesi sulla datazione della prima esecuzione di Spem in alium è quella sostenuta nel 2002 dal direttore e musicologo americano George Steel. Egli è convinto che il mottetto sia stato scritto quasi venti anni prima, rispetto alle teorie precedenti, durante il regno della regina cattolica Maria I Tudor (1553-1558). Steel basa la sua ipotesi sulla tesi di laurea di Daniel Page Uniform and Catholic: Church Music in the Reign of Mary Tudor (1553–1558). Intorno agli anni cinquanta del XVI sec. il trono d’Inghilterra fu particolarmente instabile a causa degli sconvolgimenti politici e religiosi dovuti alla recente riforma luterana. John Dudley, il protestante duca di Northumberland, persuase il giovane e fragile Edoardo VI (1537-1553) a invalidare il testamento (l’Act of Succession) scritto dal padre Enrico VIII (1491-1547) nel quale il Re aveva indicato la linea di successione designando al trono, dopo Edoardo, la cattolica Maria sua sorellastra. Per evitare che il regno cadesse di nuovo in mano ai papisti Edoardo fu convinto a designare quale suo diretto successore la giovane cugina di Dudley (nonché moglie del figlio Guilford) Lady Jane Grey pronipote di Enrico VIII. Maria però appoggiata dai sostenitori cattolici rivendicò immediatamente il suo legittimo diritto al trono e dopo solo nove giorni di regno la neo regina Lady Jane fu detronizzata ed imprigionata assieme al marito Guilford Dudley. Il vero cospiratore John Dudley fu immediatamente decapitato, sorte che tocco alcuni mesi dopo anche al figlio e alla regina illegittima. Questa vicenda accrebbe il consenso di Maria I Tudor (Bloody Mary) nel mondo cattolico che vide in lei la reincarnazione della biblica eroina Giuditta. Questo fatto spiegherebbe secondo Steel la scelta di Tallis di musicare un testo tratto proprio dal libro di Giuditta, contenuto nell’antico Breviario Sarum
(1531) in uso prima della riforma protestante. Questo è uno dei libri deutero-canonici contenuti nella Bibbia (che sono quelli scritti dopo il tempo di Esdra o al di fuori di Israele o in una lingua diversa da quella ebraica). La riforma luterana respinse l’autenticità di questi libri della Bibbia. Secondo D. Page con la salita al trono di Elisabetta I nel 1558 iniziò l’ascesa del puritanesimo che portò ad un progressivo abbandono della polifonia nella liturgia. Nel 1559 la regina rese obbligatorio l'uso del Book of Common Prayer per i servizi religiosi, ovvero una sintesi intelligente fra tradizione cattolica e innovazioni protestanti. Su queste premesse Steel sostiene che l’esecuzione di un grande mottetto polifonico basato su un testo ripudiato dalla riforma protestante è da considerarsi un fatto possibile, ma sicuramente eccezionale, quindi sembrerebbe più verosimile retrodatare l’esecuzione di Spem in alium a prima del 1558.
Spem in alium - I PARTE - Introduzione
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