Bettinelli compose le “Tre Espressioni Madrigalistiche” per coro misto a cappella nel 1939 basandosi sulle liriche di Matteo Maria Boiardo (Già mi trovai di maggio, XV secolo), Leonardo Giustinian (O Jesu dolce, XIV secolo) e Laura Guidiccioni (Il bianco e dolce cigno, XVI secolo). Ognuna delle tre composizioni riprende antiche forme poetico-musicali rispettivamente, la canzonetta, la lauda, il madrigale. Pochi anni prima egli aveva musicato, sempre per coro, Villanella e Canzonetta (1935), e 2 Laudi per coro a 3 voci (1936). In queste composizioni, il giovane Bettinelli, si inserisce pienamente nella tendenza musicale (italiana ed europea) che vede in quegli anni la riscoperta delle antiche forme della musica vocale a cappella. Degli anni trenta infatti sono anche i Quattro madrigali italiani (1932) di Kodály, la prima serie dei Cori di Michelangelo il giovane (1933) di Dallapiccola, i 9 Responsori (1930) di Ghedini, le Six Chansons (1939) di Hindemith, e di Poulenc le Sept Chansons (1936), Quatre motets pour un temps de pénitence (1938-39). In queste tre brevi composizioni Bettinelli, in uno stile che potremmo definire neomodale, alterna diatonismo e cromatismo come colori armonici usati in senso espressivo, e ricorre frequentemente al madrigalismo, senza mai dimenticarsi della tecnica e il rigore stilistico-formale, come egli stesso afferma in una tarda intervista: "un continuo variare degli elementi proposti all’inizio e, successivamente, scomposti, rielaborati per germinazione spontanea, rovesciati, riesposti nelle figurazioni cellulari più svariate, derivate dalla speculazione contrappuntistica dei fiamminghi".
1 commento:
Grazie mille per queste analisi. Precise e dettagliate. E complimentoni per la tua attività di direttore, compositore e didatta. Notevole davvero.
Un saluto dalla Sardegna
Nicola M.
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