venerdì 16 gennaio 2009

Sfondi e sottofondi

Immaginiamo di entrare in un negozio di alimentari; come reagireste se il commesso vi forzasse a mangiare il suo miglior insaccato, ma in quel momento non avete fame, e soprattutto non vi piacciono gli insaccati. Mangiare qualcosa contro voglia è sicuramente una esperienza sgradevole, che può anche sconfinare nella violenza.
Abbiamo la stessa reazione quando, entrando in libreria o all’Ikea, ci costringono ad ascoltare una musica “di sottofondo”, che non ci va di ascoltare in quel momento o proprio non è di nostro gusto?
Nella società odierna la bulimia musicale non sembra avere confini. Ovunque e in qualsiasi momento si ascolta musica. Non so quanto tutto questo sia un bene… 

giovedì 15 gennaio 2009

Duruflè - Requiem

Continuo ad occuparmi del Requiem op.9 di M. Duruflè:
Sul Requiem lo stesso compositore scrisse: "This Requiem is entirely composed on the Gregorian themes of the Mass for the Dead. Sometimes the musical text was completely respected, the orchestral part intervening only to support or comment on it; sometimes I was simply inspired by it or left it completely, for example in certain developments suggested by the Latin text, notably in the Domine Jesu Christe, the Sanctus and the Libera. In general, I have sought above all to enter into the characteristic style of the Gregorian themes. Therefore, I have done my best to reconcile, as far as possible, Gregorian rhythm as it has been established by the Benedictines of Solesmes with the demands of modern meter. As for the musical form of each of these pieces, it is generally inspired by the same form presented in the liturgy. The organ's role is merely episodic: it intervenes, not to support the chorus, but solely to underline certain accents or to replace temporarily the sonorities of the orchestra which sound all too human. It represents the idea of peace, of faith and hope." (“Questo Requiem è composto interamente sui temi gregoriani della Messa per i defunti. A volte il testo musicale è stato completamente rispettato, la parte orchestrale intervenire solo a sostenere o come commento su di esso; a volte sono stato semplicemente ispirato da essa, né è lasciato completamente, per esempio in alcuni sviluppi suggerito dal testo latino, in particolare nel Domine Jesu Christe, il Sanctus e la Libera. In generale, ho cercato soprattutto di entrare nel caratteristico stile del canto gregoriano. Pertanto, ho fatto del mio meglio per conciliare, per quanto possibile, il ritmo Gregoriano, così come è stato stabilito dai Benedettini di Solesmes con le esigenze del metro moderno. Per quanto riguarda la forma musicale di ciascuno dei pezzi, è in genere ispirata dalla stessa forma presentata nella liturgia. Il ruolo dell’organo è solo episodico: questo interviene, non a sostenere il coro, ma solo a sottolineare alcuni accenti o sostituire temporaneamente la sonorità dell’orchestra che ha una suono fin troppo umano.”)
La forza del linguaggio compositivo di Durflè risiede nella sua straordinaria fusione di elementi diversi: melodia, modalità, contrappunto, e sensuali e raffinate armonie nello stile di Debussy, Ravel e Dukas. L’utilizzo letterale della melodia gregoriana questo conferisce al lavoro una grande espressiva e libertà ritmica, che garantisce un flusso naturale del testo e della musica. L’elasticità ritmica delle melodie sono accuratamente preservate come scrive personalmente il compositore: “In general, I have attempted to penetrate to the essence of Gregorian style and have attempted to reconcile, as far as possible, the very flexible Gregorian rhythms as established by the Benedictines of Solesmes with the exigencies of modern notation”. (“In generale, ho tentato di penetrare l’essenza dello stile del canto gregoriano cercando di conciliare, per quanto possibile, il ritmo molto flessibile, come stabilito dai Benedettini di Solesmes, con le esigenze della notazione moderna”). Come nella musica per organo Duruflè utilizza tutti i vari colori dei registri degli organi romantici francesi, così la sua squisita orchestrazione veste le linee di atmosfere che variano per densità e colore. Particolare è l’uso di legni, compreso il timbro del clarinetto basso e due corni inglesi.
Nel 1947 Duruflè scrisse prima la versione orchestrale del Requiem, come richiesto dall’editore, poi anche una versione per coro e organo solo, che egli stesso diresse accompagnato all’organo dalla moglie. Molto più tardi, nel 1960, Durufle scrisse un terzo accompagnamento, per organo e archi, con trombe e timpani, ma ritenne che questo fosse qualità inferiore rispetto alla versione originale. Dell’anno seguente (1961) invece è un’ulteriore versione per piccola orchestra.

mercoledì 14 gennaio 2009

Requiem: Duruflè vs Faurè

Vorrei dedicare questo articolo, ad un confronto fra il Requiem di Duruflè e quello di Faurè.
L’editore Durand nel 1947 commissionò a Maurice Duruflè un brano per coro e orchestra. Fino a quel momento l’organista e compositore francese non aveva mai scritto musica vocale. In quel periodo egli stava lavorando ad una suite di brani per organo, basati su temi gregoriani tratta dalla “Missa pro defunctis”. Gli appunti e le bozze scritte fino a quel momento furono un punto di partenza ideale per la nuova commissione, e la spiritualità meditativa del canto gregoriano divenne la base di partenza unificatore di tutta l’opera.
Il modello di riferimento fu il requiem di Faurè. Non si tratta di una mera imitazione, piuttosto una rielaborazione della struttura e dell’ambientazione sonora stabilita dal quel compositore che non solo per età era, per Duruflè, degno di grande ammirazione e rispetto. Faurè scelse di rompere con la tradizionale visione tragica del requiem, immagine che avevano adottato prima di lui Mozart, Berlioz, e Verdi. Egli omise il testo del giorno del giudizio, e nel resto dei testi enfatizzò invece la visione della pace eterna, anche arrivando a prendere in prestito il testo “In Paridisum” dal Servizio di sepoltura. Duruflè pensò che un lungo poema sulla dannazione eterna non era adatto al servizio di un rito funebre del XX secolo, quindi decise di utilizzare il medesimo teso di Faurè, e un’ambientazione sonora altrettanto sobria. Vediamo ora le principali similitudini e diversità fra queste due opere. Iniziamo con il confronto fra i due organici:

Faurè

2 fl
2 cl
2 fg

4 cor
2 tr
3 trbn

timp.
2 Arpe

Archi
Org.

Duruflè

3fl (2fl + ott.)
2 ob e 1 cor. Ingl.
2 cl e 1 cl. Basso
2 fg

4 cor
3 tr
3 trbn
1 tuba

4 timp
piatto
GranCassa
Tam-Tam

Arpa
Celesta

Archi
Org.


Suddivisione dei movimenti:

Faurè

I. Introito (Requiem aeternam) e Kyrie (coro)
II. Offertorio - O Domine Jesu Christe (baritono e coro)
III. Sanctus (coro)
IV. Pie Jesu (soprano)
V. Agnus Dei (coro)
VI. Libera me (baritono e coro)
VII. In paradisum (coro)

Duruflè

I. Introito (coro)
II. Kyrie (coro)
III. Domine Jesu Christe (baritono e coro)
IV. Sanctus (coro)
V. Pie Jesu (mezzo-soprano)
VI. Agnus Dei (coro)
VII. Lux aeterna (coro)
VIII. Libera me (baritono e coro)
XI. In Paradisum (coro)


Entrambi i compositori utilizzano un baritono solista nel Jesu Domine Christe e nel Libera me, mentre nel Pie Jesu. Faurè si affida ad un soprano solista e Duruflè ad un mezzo. La divisione interna dei movimenti è un po’ diversa: Faurè unisce in unico movimento l’introito e il kyrie, mentre in Duruflè sono divisi, Faurè nel Sanctus conserva anche il Benedictus. In Faurè il testo Lux aeterna fa parte dell’Agnus Dei, mentre in Duruflè è un movimento autonomo. In Duruflè diversi movimenti devono dal punto di vista strutturale un enorme debito all’esempio di Faurè, anche se l’effetto globale risulta originale. La diversità più evidente sta nell’utilizzo da parte di Duruflè delle originali medie gregoriane. Ma rimando l’analisi dettagliata dei lavori e la comparazione ad un altro articolo.

venerdì 9 gennaio 2009

Suoni e rumori

Cosa differenzia un rumore da un suono? 
La risposta può sembrare ovvia, ma non lo è.

Come inizio consiglio la lettura dell’articolo di Sergio Lanza Riflessioni di un compositore sul rumore.
Credo che la definizione più corretta di rumore non sia da ricercare nelle definizioni acustiche o estetiche, ma nella psicoacustica secondo la quale il concetto di rumore è legato ad un qualsiasi evento sonoro che interviene ad alterare una comunicazione.

giovedì 8 gennaio 2009

Franz Biebl - Ave Maria, Angelus Domini

Ave Maria, Angelus Domini
For double male choir or solo trio and 4-part male choir. Duration 7'30". Wildt's Musikverlag, 1985, catalog W 1099 M.
Arr. for 4-part male choir and 3-part treble choir; Wildt's catalog W 851784 M
Arr. for 4-part women's choir and solo trio; Wildt's catalog W 982405 M.
Arr. for 7-part mixed choir (4-part mixed choir plus mixed solo trio or small choir); Wildt's catalog W 851785 M.
Editions for TTBB-TTB 7-part male choir (HMC1253, 1964), 7-part mixed choir (HMC1251, 1964), and SATB choir (HMC1255, 1922) available from Hinshaw Music.

Chanticleer - TTB-TTBB



female choir SAA-SSAA




Coro Polifonico di Ruda - TTB - TTBB



Mixed choir - SAATTBB



Double choir SAT - SATB

martedì 6 gennaio 2009

Musica celeste

Jupiter sounds (so strange!) NASA-Voyager recording 1990



Ligeti : Atmosphères 1961