giovedì 15 gennaio 2009

Duruflè - Requiem

Continuo ad occuparmi del Requiem op.9 di M. Duruflè:
Sul Requiem lo stesso compositore scrisse: "This Requiem is entirely composed on the Gregorian themes of the Mass for the Dead. Sometimes the musical text was completely respected, the orchestral part intervening only to support or comment on it; sometimes I was simply inspired by it or left it completely, for example in certain developments suggested by the Latin text, notably in the Domine Jesu Christe, the Sanctus and the Libera. In general, I have sought above all to enter into the characteristic style of the Gregorian themes. Therefore, I have done my best to reconcile, as far as possible, Gregorian rhythm as it has been established by the Benedictines of Solesmes with the demands of modern meter. As for the musical form of each of these pieces, it is generally inspired by the same form presented in the liturgy. The organ's role is merely episodic: it intervenes, not to support the chorus, but solely to underline certain accents or to replace temporarily the sonorities of the orchestra which sound all too human. It represents the idea of peace, of faith and hope." (“Questo Requiem è composto interamente sui temi gregoriani della Messa per i defunti. A volte il testo musicale è stato completamente rispettato, la parte orchestrale intervenire solo a sostenere o come commento su di esso; a volte sono stato semplicemente ispirato da essa, né è lasciato completamente, per esempio in alcuni sviluppi suggerito dal testo latino, in particolare nel Domine Jesu Christe, il Sanctus e la Libera. In generale, ho cercato soprattutto di entrare nel caratteristico stile del canto gregoriano. Pertanto, ho fatto del mio meglio per conciliare, per quanto possibile, il ritmo Gregoriano, così come è stato stabilito dai Benedettini di Solesmes con le esigenze del metro moderno. Per quanto riguarda la forma musicale di ciascuno dei pezzi, è in genere ispirata dalla stessa forma presentata nella liturgia. Il ruolo dell’organo è solo episodico: questo interviene, non a sostenere il coro, ma solo a sottolineare alcuni accenti o sostituire temporaneamente la sonorità dell’orchestra che ha una suono fin troppo umano.”)
La forza del linguaggio compositivo di Durflè risiede nella sua straordinaria fusione di elementi diversi: melodia, modalità, contrappunto, e sensuali e raffinate armonie nello stile di Debussy, Ravel e Dukas. L’utilizzo letterale della melodia gregoriana questo conferisce al lavoro una grande espressiva e libertà ritmica, che garantisce un flusso naturale del testo e della musica. L’elasticità ritmica delle melodie sono accuratamente preservate come scrive personalmente il compositore: “In general, I have attempted to penetrate to the essence of Gregorian style and have attempted to reconcile, as far as possible, the very flexible Gregorian rhythms as established by the Benedictines of Solesmes with the exigencies of modern notation”. (“In generale, ho tentato di penetrare l’essenza dello stile del canto gregoriano cercando di conciliare, per quanto possibile, il ritmo molto flessibile, come stabilito dai Benedettini di Solesmes, con le esigenze della notazione moderna”). Come nella musica per organo Duruflè utilizza tutti i vari colori dei registri degli organi romantici francesi, così la sua squisita orchestrazione veste le linee di atmosfere che variano per densità e colore. Particolare è l’uso di legni, compreso il timbro del clarinetto basso e due corni inglesi.
Nel 1947 Duruflè scrisse prima la versione orchestrale del Requiem, come richiesto dall’editore, poi anche una versione per coro e organo solo, che egli stesso diresse accompagnato all’organo dalla moglie. Molto più tardi, nel 1960, Durufle scrisse un terzo accompagnamento, per organo e archi, con trombe e timpani, ma ritenne che questo fosse qualità inferiore rispetto alla versione originale. Dell’anno seguente (1961) invece è un’ulteriore versione per piccola orchestra.

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