venerdì 16 gennaio 2009

Sfondi e sottofondi

Immaginiamo di entrare in un negozio di alimentari; come reagireste se il commesso vi forzasse a mangiare il suo miglior insaccato, ma in quel momento non avete fame, e soprattutto non vi piacciono gli insaccati. Mangiare qualcosa contro voglia è sicuramente una esperienza sgradevole, che può anche sconfinare nella violenza.
Abbiamo la stessa reazione quando, entrando in libreria o all’Ikea, ci costringono ad ascoltare una musica “di sottofondo”, che non ci va di ascoltare in quel momento o proprio non è di nostro gusto?
Nella società odierna la bulimia musicale non sembra avere confini. Ovunque e in qualsiasi momento si ascolta musica. Non so quanto tutto questo sia un bene… 

2 commenti:

Andrea Aguzzi ha detto...

la tua è una osservazione interessante che mi ricorda un cetro dibattito sulla muzak di qualche anno fa ad opera di Franco Fabbri nel suo "Il suono in cui viviamo".
In realtà quella che sembra una cacofonia senza senso fa parte di una gestione del marketing con il compito di "risvegliare" il consumatore: la scelta di repertori mielosamente melodici, il taglio accurato delle frequenze (facci caso) ridotto alla frequenze medie (sono più semplici da amplificare in queglia mabienti e scivolano più facilmente sotto l'orecchio) le pause che regolarmente introducono hanno in compito di guidare il consumatore in un clima di sorda beatitudini dove è più facile indurlo all'acquisto ...

E va avanto così dagli anni 50! Esattamente da quando sono nate le grandi mall americane!

Giacomo ha detto...

Questa "bulimia musicale" è sicuramente un bene... ma per l'azienda visto che - come ha fatto notare Empedocle70 - dietro c'è tutta una strategia di marketing che si basa su delle precise teorie psicologiche sull'assimilazione del suono e sull'azione inconscia che il suono opera sull'ignaro acquirente. E sottolineo ignaro perchè molto spesso questa musica è studiata e scelta proprio per non essere ascoltata, ma solo inconsciamente avvertita. La musica all'interno di un centro commerciale non è altro che uno strumento di induzione all'acquisto alla stregua di altri, come l'ambiente luminoso, pulito, dove ogni cosa è al suo posto, la disposizione ragionata delle cose, i cartelli colorati, i cartelli delle offerte ben in grande... Capita così che il malcapitato cliente che entra in un supermercato per comprare il latte, esce due ore dopo con il carrello pieno di cose che neanche pensava gli servissero. La musica ha contribuito a tutto ciò e niente di strano che il cliente non abbia prestato attenzione a una sola nota delle migliaia che ha "ingurgitato".
Giacomo